Si chiama Lucio Laugelli, è di Alessandria, ha soli 26 anni, e fa il regista. Giovane ma soprattutto in gamba, la sua passione per il grande Cinema gliel’ha trasmessa papà che, sin da piccolo, lo ha cresciuto a coccole e videocassette. Di chi? Niente popò di meno che il maestro Stanley Kubrick.
‘Ancora cinque minuti’ è il tuo ultimo film. Come mai questo titolo? Forse perchè il tuo cortometraggio dura esattamente 5 minuti, o poco più?
Sì, diciamo che anche la lunghezza del mio prodotto sicuramente è importante. Ho giocato su titolo, durata, e non solo. Inizialmente, infatti, Ancora cinque minuti doveva esattamente durare 300 secondi. Poi, nonostante la cosa non sia stata molto apprezzata da chi il Cinema lo analizza e lo conosce da tempo, ho comunque pensato di aggiunger i dovuti ringraziamenti e le rispettive citazioni, nei titoli di coda. Certo questi si sono allungati, forse un po’ troppo, ma non potevo non nominare di cuore chi insieme a me ha reso possibile la riuscita di questo soddisfacente lavoro. A proposito di soggetto invece… Beh, il titolo è certo esplicativo di quello che sullo schermo viene poi raccontato, ma di cosa stia a significare davvero, per me, preferirei non parlare. Credo sia corretto ognuno dia sfogo a qualsiasi sua più libera interpretazione.
Ancora cinque minuti è la sua opera seconda, ma solo la prima, ci tiene a precisarlo, con tanto di budget. Sinossi commovente, dialogo, con parlato fuori campo dell’attore teatrale Antonio Carletti, anche. Unico peccato il timbro di quest’ultimo che, purtroppo, è forse poco adatto e coinvolgente. Ma, se anche la sua voce fosse stata più calda, e perchè no un po’ più roca, Ancora cinque minuti avrebbe certo sfiorato addirittura i confini della perfezione.
Una sala da pranzo, due tavoli. Una coppia di innamorati ad uno, un uomo solo all’altro. Un uomo solo e maturo, alla fine dei suoi giorni. Lui, infatti, ha scelto di morire con l’ausilio del suicidio assistito. Ma quei cinque minuti che lo separano dall’aldilà, vorrebbe quasi non terminassero mai.
Un tema importante e molto caldo, quello dell’eutanasia. Cosa ti ha spinto a trattarlo?
Un pomeriggio stavo sfogliando il giornale. E’ iniziato tutto così, da un articolo di cronaca che ho letto su di un quotidiano. Parlava di Magri, e del suo addio al mondo, in Svizzera. Perciò ho pensato di non focalizzarmi soltanto sui due fidanzatini ‘together alone’, ma di ampliare il soggetto. ‘Perchè non parlare di una cosa che mi ha tanto colpito?’ ho pensato.
E la bravura di Laugelli sta, anche e soprattutto, nel trattare un argomento difficile e discusso, senza tuttavia cadere nella tentazione di giudizi morali importanti. Uno sguardo super partes, il suo, che sicuramente cattura l’attenzione di chiunque, indipendentemente da cosa si creda o meno.
E poi, ancora, un interessante cast artistico che, oltre al già citato Antonio Carletti, vede anche sulla scena la bella Romina Pierdomenico, e i giovanissimi Giulia Scarzo, Andrea Derizio e Mattia Franco. Le aspettative di Laugelli e collaboratori sono assolutamente state soddisfatte. Non ci resta che capire, ora, se Ancora cinque minuti attenderà anche quelle di pubblico e spettatori.
Personalmente, davvero un bel lavoro, da vedere e condividere. Con un inevitabile richiamo a quei 300 secondi di Infinito che nessuno credo possa negare di aver mai sperimentato almeno una volta nella vita.
Bravo Lucio! ‘Ancora cinque minuti’ merita davvero! Ma, dimmi un po’… Se io stessi per assegnarti un Oscar, quali sono i ringraziamenti che starei per ascoltare?
Grazie a Totti, a Stanley Kubrick, e alla pianura Piemontese, fonte di ispirazione e relax.
Claudia Cabrini