Palmanova

Le Fortezze Veneziane UNESCO in Italia: Bergamo, Peschiera del Garda e Palmanova

Rientrata da qualche giorno soltanto dal mio ultimo viaggio di lavoro per l’anno, ho arricchito il mio bagaglio culturale grazie ad un itinerario sorprendente, per me nuovo ed estremamente approfondito. Sono infatti partita alla scoperta di un percorso turistico che inevitabilmente, per me, inseguiva anche una domanda ben precisa, da rincorrere un chilometro dopo l’altro: perché città apparentemente così diverse come Bergamo, Peschiera del Garda e Palmanova fossero profondamente collegate tra loro.

Ho trovate risposte chiare ed entusiasmanti al contempo grazie all’esplorazione inedita del percorso UNESCO ‘Opere di difesa veneziane tra il XVI e il XVII secolo: Stato da Terra – Stato da Mar Occidente’, che in Italia si sviluppa in un file rouge che accomuna proprio le città di Bergamo, in Lombardia, Peschiera del Garda, in Veneto, e Palmanova in Friuli Venezia Giulia prima di articolarsi anche all’estero tra Croazia e Montenegro.

Fortezze veneziane

Ecco allora la mia guida ad un itinerario che può essere replicato da chiunque voglia attraversare il Nord Italia seguendo una traccia nuova: quella di un sistema difensivo seriale e transnazionale che l’UNESCO ha riconosciuto nel 2017 come testimonianza eccezionale dell’evoluzione dell’architettura militare alla moderna, nata per rispondere all’avvento della polvere da sparo e ai nuovi equilibri di potere europei.

In Italia il percorso UNESCO Opere di difesa veneziane tra il XVI e il XVII secolo: Stato da Terra – Stato da Mar Occidente prende forma in tre luoghi emblematici: Bergamo, all’epoca estremo baluardo occidentale dell’antica Serenissima Repubblica di Venezia, Peschiera del Garda, nodo strategico di estrema importanza, dove la difesa dialogava con l’acqua, e Palmanova, città ideale e costruita ex novo come fortezza perfetta.

Per raccontarvi al meglio le tre città che ancora oggi rappresentano le Fortezze Veneziane d’Italia seguirò un unico filo narrativo, il medesimo da me percorso viaggiando da ovest a est, scoprendo come Venezia abbia saputo trasformare la necessità della difesa in un esercizio di intelligenza, bellezza e lungimiranza. Un viaggio che suggerisco di ripetere a tutti voi per leggere il territorio con occhi nuovi e, soprattutto, per comprendere perché queste fortezze, nate per la guerra, siano diventate nei secoli luoghi privilegiati in grado di narrare la pace della conoscenza.

Bergamo: il limite occidentale della Serenissima

Per intraprendere al meglio il nostro viaggio il consiglio è certo quello di partire dal cuore della Lombardia e più precisamente da Bergamo. Sospesa tra pianura e alture, la città di Bergamo rappresenta l’estremità occidentale di quello che un tempo era il sistema difensivo dello Stato da Terra della Serenissima Repubblica di Venezia. Proprio qui infatti, tra il 1561 e il 1588, le antiche fortificazioni furono sostituite da un complesso murario di nuova concezione, con cinte bastionate interne ed esterne che sostituirono le tracce ancora visibili delle precedenti mura medievali e romane.

Quelle che oggi vediamo estendersi per oltre sei chilometri in un abbraccio alla città sono dunque le Mura Venete, pronte ad articolarsi in un susseguirsi continuo di bastioni, cortine, piattaforme e camminamenti che circondano per intero Bergamo Alta definendone ancora il perimetro urbano.

Ad impreziosire le mura anche il Baluardo di San Michele, il Baluardo di San Giacomo, il Baluardo di San Giovanni e il Baluardo di Sant’Agostino, insieme alle quattro porte monumentali che un tempo regolavano gli accessi alla città fortificata: Porta San Giacomo, Porta Sant’Agostino, Porta San Lorenzo (ad oggi conosciuta tuttavia come Porta Garibaldi) e Porta Sant’Alessandro.

A queste si aggiungono elementi meno immediati ma di fondamentale importanza, da scoprire visitando la città con attenzione e, se possibile, con una guida. Tra questi ad esempio le sortite, le polveriere ma anche i tratti di fossato e i camminamenti interni che restituiscono anche alla Bergamo moderna la complessità di un sistema difensivo pensato già all’epoca per resistere agli assedi dell’età della polvere da sparo.

Visitare Bergamo significa dunque immergersi in una città sospesa tra tempo e spazio, con Bergamo Alta come autentico cuore pulsante della storia e della cultura cittadina. Arrivarvi non è affatto complicato, vi basterà procedere in macchina se deciderete di raggiungerla con mezzi propri oppure optare per un breve viaggio in funicolare, iconico mezzo di trasporto della città di Bergamo che da Viale Vittorio Emanuele II collega la Città Bassa alla Città Alta con punto di arrivo pari a Piazza Mercato delle Scarpe.

Da qui noterete Bergamo Alta coinvolgervi in un’atmosfera unica e sospesa nel tempo, dalla quale potrete lascarvi ammaliare grazie a lunghe passeggiate tra i suoi vicoli zeppi di vetrine illuminate e locali storici, ma anche di architettura militare e paesaggi che si affacciano al territorio circostante.

Di particolare rilievo Piazza Vecchia e la Basilica di Santa Maria Maggiore, che ci raccontano in modo semplice ed immediato di come la difesa della città fosse anche un fatto culturale. Al loro interno infatti arte e sicurezza convivono armoniosamente.

Interno Basilica di Santa Maria Maggiore

Sempre nel cuore di Bergamo Alta potrete concedervi un pasto caldo andando alla scoperta della tradizione enogastronomica locale, optando per ricchi primi a base di Casoncelli, ravioli abbondanti e ripieni di carne, solitamente serviti con burro e salvia, oppure per preparazioni a base di polenta, gialla o taragna, con golosi condimenti che spaziano dai funghi, agli affettati e ai formaggi più tipici come il Branzi.

Passeggiare lungo le mura diverrà così il passatempo prediletto dopo un abbondante pasto in città, per riscoprire la città all’aperto e con una prospettiva nuova. Ci permetterà inoltre di comprendere la logica strategica di una Repubblica che, pur essendo marinara, seppe governare la terra con intelligenza. Se ne avrete il tempo, da visitare la Rocca e il Castello di San Vigilio che, posti in posizione dominante, completavano il sistema difensivo veneziano. Ad oggi ci permettono di comprendere con abilità perché Bergamo fosse considerata a tutti gli effetti una piazzaforte strategica e quasi inespugnabile.

Col passare del tempo i bastioni sono divenuti per Bergamo veri spazi di passeggio, contemplazione e racconto, sotto ai quali trascorre la vita. Proprio in questo equilibrio tra tutela e fruizione risiede però il senso più attuale del riconoscimento UNESCO: trasformare un’opera nata per la guerra in un patrimonio condiviso, vivo e profondamente identitario.

Peschiera del Garda: la fortezza d’acqua

Dopo Bergamo, avamposto occidentale della Serenissima, il viaggio prosegue naturalmente verso sud-est, seguendo una direttrice che non è solo geografica ma anche strategica. Proprio così si arriva a Peschiera del Garda, sul confine tra Lombardia e Veneto pur facendo già parte di quest’ultima regione, nonché uno dei nodi più delicati e ingegnosi del sistema difensivo veneziano.

Peschiera del Garda

A Peschiera del Garda la Serenissima Repubblica di Venezia fu particolarmente lungimirante, riuscendo a trasformare l’acqua in vera alleata e integrando al fiume Mincio che vi scorre e al lago che la domina un’architettura militare sofisticata e preziosa per la propria macchina difensiva.

Situata nel punto in cui il fiume Mincio nasce dal Lago di Garda, Peschiera controllava infatti uno snodo fondamentale per i collegamenti tra la Pianura Padana, il Veneto e l’area alpina. A differenza di Bergamo, dove la difesa si affidava alla solidità della pietra e all’altitudine, qui Venezia adottò una strategia diversa, basata sull’architettura militare alla moderna applicata all’ambiente acquatico.

Anche per questo, purtroppo non percepibile visitando la città ma intuibile osservandola su di una mappa con una rappresentazione dall’alto, la città di Peschiera del Garda assume la forma di una vera e propria pianta pentagonale, circondata da canali, fossati e bastioni che emergono direttamente dall’acqua, rendendola un’isola fortificata. Anche in questo caso le mura veneziane risultano ancora visibili oggi. Sono in gran parte risalenti al XVI secolo e conservano intatta la logica difensiva che più di tutte le altre le contraddistingue, ossia quella dei terrapieni, con cortine basse e angolate capaci di assorbire l’eventuale impatto dell’artiglieria.

Camminando lungo il perimetro di Peschiera del Garda è ancora possibile riconoscere i bastioni principali, oltre ai ponti di accesso e alle porte fortificate che ancora oggi la contraddistinguono e tra le quali spicca Porta Brescia, che regolava l’ingresso dalla terraferma.

Bastioni Peschiera del Garda

Anche il Canale di Mezzo della città, navigabile già in epoca romana e solo successivamente riorganizzato in età veneziana, attraversa ancora oggi Peschiera come una spina dorsale, testimoniando la doppia vocazione militare e commerciale della località. Anche qui, come a Bergamo, non mancano sortite e spazi di servizio, pensati per permettere movimenti rapidi delle truppe e collegamenti discreti tra le diverse parti della fortificazione.

Ciò che colpisce maggiormente però è probabilmente il dialogo tra difesa e vita quotidiana. Le mura non separano infatti la città dal suo ambiente, ma al contrario la integrano nel paesaggio del lago creando scorci in cui l’architettura militare si riflette nell’acqua e diventa parte integrante dell’identità urbana.

Peschiera del Garda

Nel corso dei secoli la città passò sotto altri domini, in particolare quello asburgico, entrando a far parte del celebre Quadrilatero difensivo austriaco. Tuttavia, fu proprio l’impianto veneziano a rimanere la matrice più pura, originaria e ancora leggibile della città. Anche per questo il riconoscimento UNESCO come parte integrante del sito seriale delle Opere di difesa veneziane tra il XVI e il XVII secolo.

Da Peschiera, il filo veneziano conduce però ancora più a est, verso il Friuli. Qui la Serenissima compì il suo gesto più radicale: non adattare una città già esistente ma bensì progettarne una nuova, dando così forma a Palmanova, la città apice dell’architettura militare rinascimentale.

Palmanova: la città ideale trasformata in Fortezza

Dopo aver attraversato Bergamo e Peschiera del Garda, adattate dalla Serenissima ad un sistema difensivo in evoluzione, l’itinerario alla scoperta delle Opere di difesa veneziane tra il XVI e il XVII secolo approda a Palmanova, dove Venezia arrivò audacemente a non fortificare una città già esistente ma bensì a crearne una nuova, concepita fin dalle origini come strumento di difesa, modello urbano e simbolo di ordine politico.

Fondata nel 1593 nel cuore della pianura friulana, Palmanova nasce per presidiare il confine orientale dello Stato da Terra, in una regione storicamente esposta a tensioni, passaggi e invasioni, crocevia naturale tra l’Adriatico, l’Europa centrale e i Balcani.

Palmanova

La sua forma è immediatamente riconoscibile, seppur anche in questo caso difficilmente osservabile dal territorio ma ideale se osservata dall’alto. Si tratta infatti di una vera stella a nove punte, inscritta in un sistema di tre cinte murarie concentriche che racchiudono circa settanta ettari di territorio. La sua geometria rigorosa corrisponde alla più compiuta espressione dell’architettura militare alla moderna, applicata secondo i principi della razionalità rinascimentale. I suoi bastioni sono infatti angolati, come già visto anche nelle precedenti città di Bergamo e Peschiera sono inoltre caratterizzati da terrapieni, fossati, rivellini e camminamenti. Tutto, anche a Palmanova, è dunque studiato per eliminare ogni punto cieco, garantendo un controllo totale dello spazio circostante e trasformando l’intera città in una macchina difensiva perfetta.

A differenza delle due città precedenti, tuttavia, dove la fortificazione si innesta su tessuti urbani stratificati, Palmanova dialoga invece con il paesaggio friulano, aperto e orizzontale. Le sua mura emergono dalla pianura come un segno netto e artificiale, visibile da lontano, che impone una nuova gerarchia visiva e simbolica. La città di Palmanova risulta inoltre piuttosto piatta, non domina grazie alla sua verticalità proprio per lo scopo difensivo pensato sin dalla sua storica fondazione.

Ancora oggi, Palmanova conserva integralmente il suo impianto originario. Le porte monumentaliPorta Udine, Porta Cividale e Porta Aquileia – segnano gli accessi alla città e introducono il visitatore nel cuore del centro storico, che riscopriamo sorprendentemente regolare. Sempre dalle porte si diparte inoltre una rete di strade radiali che conduce al cuore della città, Piazza Grande, la piazza centrale ed esagonale di Palmanova, fulcro civile e simbolico dell’insediamento. Anche per questo è praticamente impossibile optare per una passeggiata a Palmanova e correre il rischio di perdersi.

Tutte le strade riportano inevitabilmente alla piazza, ancora oggi fulcro della quotidianità cittadina e nei mesi estivi anche palcoscenico di importanti eventi culturali, nonché di concerti con la possibilità di ospitare fino a 20.000 visitatori.

Porta Udine - Palmanova

A seguito di una passeggiata viva nel cuore del centro storico di Palmanova, immancabile anche una sosta negli spazi di via Borgo Udine 4, all’interno del giardino di Palazzo Trevisan, sito ufficiale di Palmanova. Qui potremo immergerci in un’esperienza multimediale davvero unica grazie al Virtualift di Palmanova, che permette di comprendere la città stellata nella sua interezza geometrica e simbolica. Il Virtualift è un vero e proprio dispositivo narrante che accompagna il visitatore in un’ascesa virtuale dalla scala urbana a quella territoriale.

All’interno di una cabina immersiva, attraverso immagini ad alta definizione, suoni sincronizzati e lievi vibrazioni, l’esperienza simula un progressivo innalzamento dello sguardo, restituendo quella visione aerea che per secoli è rimasta appannaggio di cartografi, strateghi e architetti militari. La forma perfetta della città emerge così in tutta la sua evidenza: la stella a nove punte, le cinte murarie concentriche, il dialogo rigoroso tra geometria e paesaggio.

A completare questo percorso anche la Sala Video Multimediale, che propone un video di circa 35 minuti dedicato alla storia di Palmanova, impreziosito da un racconto costruito attraverso linguaggi visivi contemporanei, animazioni, ricostruzioni tridimensionali e contributi interattivi, per un viaggio dalla fondazione veneziana della città sino alle sue trasformazioni successive.

La visita fisica alla città trova proprio nelle tecnologie immersive un complemento prezioso, che non sostituisce l’esperienza diretta ma la amplifica, offrendo chiavi di lettura nuove e stratificate. La fortezza veneziana, concepita come macchina difensiva perfetta, si rivela oggi anche come macchina narrativa, capace di coniugare memoria storica e innovazione, restituendo al visitatore la complessità e l’ambizione di uno dei più straordinari progetti urbani dell’età moderna.

Porta di accesso a Palmanova

La parte più avventurosa e storica di Palmanova, però, vive proprio lungo le sue mura, ancora visibili e impreziosite da polveriere e sortite, elementi che come già detto permettevano di sostenere lunghi assedi e di muovere le truppe senza esporsi al nemico. Sotto la superficie delle mura, una fitta rete di gallerie sotterranee – alcune delle quali attrezzate e visitabili ancora oggi – consentiva ai veneziani di muoversi nell’ombra, proteggendosi dall’osservazione esterna e assicurando collegamenti rapidi tra i punti chiave della difesa. Percorsi come quelli della Passeggiata dell’Architetto, della Passeggiata nel Parco dei Bastioni o dell’Anello delle Fortificazioni consentono di comprendere dal basso e dall’alto la perfezione geometrica dell’urbanistica militare e la sua integrazione con il paesaggio naturale circostante, grazie a oltre quattro chilometri di mura interamente percorribili a piedi, in bicicletta o a cavallo.

La storia successiva vedrà la città passare sotto domini diversi, da Napoleone all’Impero Asburgico, senza che il progetto originario venga però mai snaturato. Proprio questa continuità rende ancora oggi Palmanova come uno dei casi meglio conservati al mondo di città-fortezza rinascimentale e giustifica il suo inserimento nel sito seriale UNESCO delle Opere di difesa veneziane tra il XVI e il XVII secolo: Stato da Terra – Stato da Mar Occidentale.


Scopri di più da Claudia Cabrini - Giornalista di Viaggi e Spettacolo

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