PRIMA DEL VIAGGIO

Mancano esattamente tre giorni.

Fra tre mattine sarò infatti in volo, verso la Germania. Una terra vicina ma lontana, che non ho mai veramente considerato di visitare fino ad ora, o fino a qualche settimana fa per l’esattezza. Sono stata a Monaco, per 10 giorni o poco più, qualche anno fa. Ero piccola, inesperta e soprattutto incapace. Non sapevo giudicare con la stessa facoltà che invece possiedo ora, per quanto essa possa dirsi sicuramente ancora immatura rispetto a quella di alcuni viaggiatori più esperti di me. Ma ricordo, come fosse ieri, quanto Monaco mi fosse piaciuta, e quanto mi fosse apparsa caratteristica ed ospitale nonostante tutti i pregiudizi sui tedeschi freddi e dal volto corrugato che spesso si esagerano, qui in Italia.
Non amo organizzare i viaggi che mi prediligo di fare. Solitamente mi bastano poche informazioni per sapermi tranquilla, e al sicuro. Anzitutto, i costi dei mezzi di trasporto e un’ampia ricerca su come questi funzionino. Ho letto da qualche parte, nella rete, che dovrei arrivare al mio Hostello in poco più di 25 minuti, in treno. Oppure in 40, se sceglierò la via dell’autobus. L’aeroporto dove atterrerò non è poi molto distante dalla città, e Berlino – prima meta del mio soggiorno tedesco – è sicura e facile, da visitare anche da soli, senza guide.

Ricordo sempre, prima di partire, una delle poesie che più hanno caratterizzato i miei sogni da adolescente sui libri. L’ho imparata a memoria, quand’ero al Liceo, e ancora ne ricordo vari stralci. La firma è di Eugenio Montale e la conclusione, bellissima, dice: “E ora che ne sarà del mio viaggio? Troppo accuratamente l’ho studiato senza saperne nulla. Un imprevisto è la sola speranza” ed effettivamente sì, per quanto pazza la cosa possa sembrare, condivido.

Non voglio cadere nell’errore di saper cosa fare ogni giorno, o di saper cosa visitare, come, dove e con chi. Lo sbaraglio è quello che cerco quando cerco, quando viaggio, ‘ché per me il viaggiare è cercare.
Ho letto su Berlino lo stretto necessario, giusto quelle 2 (e non esagero né tanto meno banalizzo) utili informazioni per non perdermi ancor prima di atterrare, e per capire giusto un poco in quale strana metropoli io stia per finire. I Polacchi la chiamano “la città Polacca”, da quel che ho capito. Perché più vicina, cartina geografica alla mano, al confine con la stessa Polonia rispetto che alle innumerevoli e più famose grandi città tedesche sul resto del territorio.

Vorrei allora uscir dall’aeroporto e iniziar a guardarmi attorno. Arrivare al mio Hostello e posare lo zaino. Massaggiare le spalle, che con 50 litri addosso probabilmente un pochino doloreranno, e recuperare le lenzuola. E poi recuperare anche il sorriso, che spero non avrò mai perso, e le energie necessarie per la prima giornata Berlinese della mia vita.
Berrò un sorso d’acqua e poi accetterò, di buon grado, la birra offerta a chiunque arrivi a check-in compiuto. Si chiama “cocktail di benvenuto” e io già rido all’idea che alle 11:30 o poco più la receptnionist dell’Hostel mi servirà una birra ghiacciata anziché un caffè come preferibilmente prenderei a quell’ora in Italia.

E poi controllerò i bagni, quanti sono e dove sono, in comune con gli altri ragazzi del mio stesso piano. E basta, da lì il vuoto.
Perché da lì entrerà nel viaggio un qualcosa di nuovo, che si può chiamare imprevisto, oppure incontro, oppure solitudine, oppure chissà. Non pianifico niente e non mi aspetto altro che la più totale e sincera libertà, perché solo così, l’esperienza mi ha insegnato, il viaggio davvero si può dire scoperta, e farsi interessante, e farti interessante. Che viaggiare, abbandonando il materiale e superfluo per un numero di giorni più o meno numerosi, è davvero una scoperta e mi fa bene al cuore, e mi alleggerisce l’anima. Certo dipende dalla mente, dai pensieri e dalla passione con la quale si affronta il cammino – che non per forza in quanto tale deve dirsi impegnativo – ma che in tutta sincerità ti forma. Chi può dire di non aver scovato lati caratteriali o di pensiero totalmente inaspettati, nel viaggio?

Non userò poi molto il cellulare. Lo stretto indispensabile per comunicare alla mamma che sì, sarò atterrata e che sì, lo spero, starò bene. Niente piani tariffari per l’estero. Si va di Wi-Fi gratis quando disponibile, e di WhatsApp. Qualche post su Facebook e un paio di scatti su Instagram o poco più. E, se possibile, tanto ascolto.

Sì perchè quando viaggio voglio ascoltare. Niente cuffie nelle orecchie ma bensì totale attenzione a ciò che mi circonda. Ogni particolare, anche il più apparentemente superfluo dettaglio, mi parla e si racconta. Cela e svela un qualcosa di sé e della città in cui sto passando, e il bravo viaggiatore si differenzia dal turista proprio per questo, in teoria. Perché ama collezionare ricordi, frammenti, sorrisi di sconosciuti dei quali incontri lo sguardo camminando per strada, e soprattutto scatti, di immagini, magari flebili, impresse nella mente. Tutto parla e nulla tace a chi sa sentire con accuratezza. Non ho mai mangiato un, un… Un Bretzel (ho letto su internet si chiami così) ad esempio. Il Bretzel sì, uno di quei strani “8” rotondeggianti fatti di pane, credo, dolce o salato che sia. L’ho visto cucinare tante volte ed è una cosa tipica della Germania o dell’Austria, e sicuramente voi l’avrete assaggiato più volte, e anche io non vedo l’ora di imparare a cuocerne uno da sola, dalla giusta croccantezza e dal giusto sapore, colore e profumo. Ma una di quelle forme, un Bretzel, io non l’ho mai nemmeno vista da vicino. Forse banale e ridicolo andar in Germania anche per assaggiare il Bretzel, giusto?

Ma come può un dettaglio culinario così famoso nel mondo ritenersi superfluo? Credo sia fondamentale per capire cosa significhi davvero esser la Germania. Non enfatizzo, e ne sono convinta. Non sarebbe forse come sottovalutare la potenza e la prelibatezza del cornetto in Italia? O della Brioche, come molti la chiamano qui al Nord(e)? Magari appena sfornata e ancora calda, accompagnata dal miglior Cappuccino dalla schiuma alta tre dita?

Ecco allora che tutto mi parla, quando viaggio. E non vedo l’ora che anche la Germania mi sorprenda, con i suoi colori, odori, paesaggi, e abitanti. Certo, sono un’inguaribile romantica. Ma credo tutti i viaggiatori in fondo lo siano, seppur alcuni vogliano fermamente negarlo sempre. Perché solo i romantici apprezzano le sfumature della vita. Le sanno cogliere, osservare e riconoscere anche da lontano.

Non mi piace star 7 notti nella stessa città. 7 notti son tante, sono troppe per una sola città. Voglio allora muovermi, e spostarmi da un paese ad un altro e visitar almeno 3 luoghi diversi quando sarò là. Ma mi riservo parola su ciò che sto dicendo, perché in anticipo nulla è certo e magari, chissà, non ci atterrerò nemmeno, a Berlino. In meno di un’ora sarei in Polonia. Ma, consigliano gli esperti, vietato tornare a Berlino dicendo di esser fuggiti oltre confine. Il rischio, ho letto, pare sia quello di esser considerati a tutti gli effetti dei balordi, incapaci di apprezzare le gioie tedesche cercando rifugio nella più spoglia e inferiore Polonia.

La mia amica Julia me lo ha confermato: la Germania vive di competizione, e ogni famiglia cerca di superare sotto ogni punto di vista le competenze del vicino di casa. Sembra sia questa la motivazione principale per cui se vai a far la spesa in Polonia per spendere meno, in realtà devi dire di averla fatta a Berlino per far credere tu abbia speso molto di più. E rileggendo quanto sto dichiarando verrebbe da scuotere la testa anche a me, magari sospirando “Che gente!”. Ma poi ci rifletto e capisco che ancora una volta cadrei in errore. Facciamo così anche noi, ogni giorno.
Vogliamo ad esempio banalizzare elencando l’infinita lista di ragazze palesemente artefatte che piuttosto di ammettere la loro sia una Chanel contraffatta ci stanno a farsi bruciare sul rogo nemmeno fossero le peggiori streghe d’Italia? Forse il detto “Tutto il mondo è paese” non è poi molto lontano dalla realtà.

A poco più di due ore di treno arriverei anche ad Hamburg, Amburgo. Che solo per il nome mi ispira moltissimo.

Farà freddo, molto. Quello è certo. Fino a ieri le temperature sfioravano i -8 gradi. Una sera, quella di Capodanno, addirittura raggiunti -11. Ma io sono fortunata, forse più di quanto credo. Le previsioni meteo per Lunedì 11 Gennaio prevedono soltanto un poco nuvoloso, con massime temperature altissime: 4 gradi. Nel weekend, poi, Venerdì e Sabato per l’esattezza, sole tutto il giorno. E 6 gradi dati per certo. Allora non farà freddo, ma al contrario avrò caldo. Tanto da azzardare addirittura un paio di mezze maniche, forse.

Voglio solo partire, per questo viaggio. Pronta a conoscere, incontrare, sperimentare, scambiare: avventure e vestiti, ed esperienze e pensieri. Insomma, l’Hostello è così: è star al gioco. Devi accettare di riposare insieme a degli sconosciuti senza temere che qualcuno di questi ti assassini mentre stai dormendo. Una cosa da impavidi, non credete?

 

Prima del viaggio si è tranquilli ma si sospetta che il saggio non si muova, e che il piacere di ritornare costi uno sproposito. E poi si parte, e tutto è OK e tutto è per il meglio, e utile.

E ora che ne sarà del mio viaggio? Troppo accuratamente l’ho studiato senza saperne nulla. Un imprevisto è la sola speranza.

Ma mi dicono che è una stoltezza dirselo.

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