Come promesso torno a parlarvi di Grecia, e nello specifico della Penisola Calcidica dalla quale – purtroppo, lo ammetto – ho fatto ritorno da poco.
Come avrete avuto modo di leggere anche nel mio precedente articolo, la penisola Calcidica, in greco Halkidiki, è situata al nord della Grecia, e a sud della grande città – seconda per numero di abitanti in tutta la penisola ellenica – Salonicco (che, curiosità che con piacere vi ripeto anche stavolta, viene tuttavia chiamata così soltanto da noi Italiani e dai nostri vicini Francesi – mentre in tutte le altre principali lingue del mondo è semplicemente conosciuta come Thessaloniki).
Se nell’ultimo post vi ho un pochino introdotto ad alcune delle tante cose da fare nel primo “dito” della Calcidica, Kassandra, stavolta invece vorrei spiegarvi brevemente perché anche le “dita” numero 2 e 3 – rispettivamente Sithonia e il Monte Athos – sono assolutamente da non sottovalutare.
SITHONIA
Seconda penisola della Calcidica, Sithonia è geograficamente localizzata esattamente a metà, nel centro più preciso, fra le restanti Kassandra e Monthe Athos. Con il Golfo di Kassandra alla sua sinistra e il Golfo di Agion alla sua destra, Sithonia è l’ulteriore paradiso caraibico che un paese come la Grecia ci sa naturalmente proporre.
Al contrario di Kassandra, Sithonia può esser anzitutto descritta con una parola soltanto: relax. Se il primo dito della Calcidica è infatti molto vivo ed energico, con i giovani a farla da padrone e le feste sulla spiaggia ad ogni ora del giorno e della notte, Sithonia, al contrario è anche e soprattutto caratterizzata da un’infinità di mete solitarie, di spiagge dalla sabbia dorata e dalle acque trasparenti che permettono a chiunque ne abbia bisogno di rilassarsi in totale pace e tranquillità, senza eventualmente correre il rischio di esser infastidito o disturbato inaspettatamente.
Certo ciò non significa che Sithonia sia un posto noioso. Anzi!
Ovviamente, i giovani esistono anche qui. I party sulla spiaggia pure, e i localini con musica dal vivo sono all’ordine del giorno (o beh, ecco… della sera) dato che – come ormai avrete imparato – ai Greci piace molto fare festa, ed è proprio questa una delle loro più speciali ed indimenticabili caratteristiche.
Semplicemente è forse vero che Sithonia sia una meta più prediletta dalle famiglie, e non quindi da singoli gruppi di amici o, solitamente, dai backpakers. Ma, dopotutto si sa, de gustibus!
E proprio per questo, ve lo dico, nel caso sia principalmente la movida ciò che in Calcidica andate cercando, ecco allora certo fermatevi a Kassandra, ma non pensate di sottovalutare altresì Sithonia perché – credetemi – commettereste un grave errore.
Ma torniamo a parlare di mare.
A Sithonia le spiagge paradisiache sono moltissime. Le più famose sono in tutto 13, e io ne ho visitate personalmente almeno un paio:
Agios Giannis, Kalogria, Spathies, Elia, Vourvourou (Karydi), Armenistis, Paltanitsi, Sarti, Sykia, Kalamitsi, Toroni, Tristinika e Azapiko.
Uno dei modi sicuramente più interessanti, divertenti e altresì semplici per visitarle tutte, è quella di affittare un catamarano. Cosa che io ho ovviamente fatto e che, lasciatemelo scrivere, ricordo come una delle giornate più belle di tutta la mia vita. Lo saprete meglio di me: per il catamarano la patente nautica serve eccome. Proprio per questo con voi ci sarà quindi un capitano, che in base al pacchetto da voi scelto potrà anche cucinare qualche prelibatezza per voi mentre siete in mare aperto, come fatto anche dal mio fantastico piratesco capitano Greco!
Lo vedete il mare alle nostre spalle? Incredibile, vero? Sì lo so, forse faticherete un pochino a riconoscermi ma, vi prego, niente spaventi. Quella con la maschera veneziana addosso sì, son proprio io. Perché, credevate che i balli in maschera non potessero esser cosa fatta anche nel pieno mare Greco su di un catamarano bianco e blu!?
Scherzi a parte, quel giorno resterà nella storia. Sì, proprio questo ritratto qui sopra intendo. Anzitutto, ho nuotato, moltissimo. Certo, direte voi, che novità! Ebbene, devo confessarvi che sì, per me lo è stata.
Mi sono sempre sentita un piccolo pesciolino curioso. Ho sempre ripetuto a tutti, amici e parenti, che se avessi dovuto rinascere probabilmente avrei optato per uno sport agonistico come il nuoto. In piscina mi ci son sempre trovata benissimo. Sott’acqua, poi, non parliamone. Ho resistenza e posso durare in apnea – senza allenamento – per almeno un paio di minuti comodi.
Ma ciò che mi ha sempre terrorizzata, invece, è la profondità.
Il non sapere cosa ci sta sotto ai miei piedi, il pensare che non tocco e che se dovesse succedere qualcosa potrei annegare. Non è razionalmente spiegabile, e anche a logica risulta difficile. Semplicemente è una paura, che ho sempre avuto e che mi terrorizzava a tal punto da non riuscir a nuotare in mare aperto per più di 20 secondi.
Non scherzo e non esagero. Potevo forse tranquillamente contare soltanto fino a 15, ma poi succedeva qualcosa. Iniziavo a non stare bene, a sentirmi in affanno, a dovermi aggrappare a qualcosa o addirittura ad uscire IMMEDIATAMENTE dall’acqua. Soffrendo di asma sportiva ho sempre e soltanto dato la colpa a quello. “Non vorrei sforzarmi troppo, ho paura mi venga un attacco” mi ripetevo. Negando quasi a me stessa la verità più grande: la mia paura.
Bene, che ci crediate oppure no, in GRECIA HO GUARITO OGNI COSA. Ho nuotato per ore, anche dove il mare era più profondo. In zone in cui, parola del Capitano, si arrivava addirittura a 20 metri di profondità totali. E io ero lì, in mezzo ai pesci e in mezzo ai miei colleghi, che nuotavano insieme a me. Niente affanni, niente stanchezza, niente paure. Non so ovviamente spiegarvene i motivi. So solo che ad oggi sì, mi sento più forte. Che no, non temo più. Che non ho avuto attacchi e che, ne sono profondamente convinta, la paura della profondità e del non toccare in mare io sia riuscita totalmente e pienamente, ad affrontarla e a sconfiggerla con successo, una volta per tutte.
“Meglio di venti sedute dallo psicologo”, scherzavo in quei giorni con i miei amici. Ma in fondo in fondo, per me, uno scherzo non lo è stato affatto. Ho ripetuto più volte che in Grecia ho capito tante cose. Che è stato uno dei viaggi più belli della mia vita. Che anche grazie al mare della Calcidica ho scoperto lati di me che assolutamente non conoscevo.
Dopotutto credo a questo serva il viaggio. Ad esplorare. A conoscere. E io esploro sempre confini del mio carattere, e della mia personalità, e a questo punto anche delle mie paure – lo devo dire – ai quali mai e poi mai avrei pensato di potermi anche soltanto avvicinare.
Con il catamarano abbiamo avuto l’occasione di fare più tappe, il che significa più spiagge da potersi gustare, e perciò più tuffi, più gioia nel cuore e anche più divertimento. Una di queste è stata proprio nelle splendide acque di Vourvourou, e mi permetto di postarvi qui sotto una foto tramite cui potrete forse accorgervi benissimo da voi di cosa intendo parlando di “acque elleniche da sogno”!
Ma, che ne dite, diciamo due cose anche a proposito del Monte Athos?
MONTE ATHOS
Dalla città di Ormos Panagias, nel secondo dito e perciò ancora sotto il territorio di Sithonia, partono ogni giorno una serie di traghetti e crociere con destinazione proprio le coste del Monte Athos.
Ma, direi, facciamo un passo indietro. Che cos’è il Monte Athos?
Semplicemente il terzo dito della Calcidica, e in particolar modo la sua penisola monastica. Un territorio autonomo, con uno statuto speciale di autogoverno, e perciò sue regole e sue leggi.
L’amministrazione del territorio è affidata alla Sacra Comunità, che riunisce i rappresentanti di 20 tra i Monasteri Atoniti del territorio. La Repubblica Autonoma del Monte Athos è soggetta alla giurisdizione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e insomma, in parole povere e per farla breve, ecco qui sotto di cosa specificatamente si tratta.
Sul Monte Athos vivono solo e soltanto monaci. Uomini. Vietato l’accesso a qualsiasi tipo di donna sul territorio. Possono attraccare soltanto uomini non turisti, e per questo il Monte Athos è visitabile soltanto dal mare, circumnavigandone quindi le coste, dalle quali comunque è possibile intravedere i vari villaggi bizantini dalle origini antichissime.
I traghetti e le navi che partono da Ormos Panagias quotidianamente, per far visita turistica ai confini del Monte Athos, si dividono a loro volta in 2: più vicini alle coste potranno esserci infatti le imbarcazioni con a bordo solo ed esclusivamente uomini. A più di 500 metri di distanza dalle coste, invece, quelli con a bordo anche le donne.
Per giornalisti, documentaristi, fotografi o anche semplici turisti, attraccare a Monte Athos è perciò totalmente impossibile se si è donne, indipendentemente dal ruolo lavorativo ricoperto.
Se si è uomini, invece, la prassi burocratica è comunque abbastanza laboriosa e difficile. Occorrono permessi speciali rilasciati appositamente dalle autorità locali. C’è un massimo di permanenza consentito sul posto di 3 giorni solari. E, soprattutto, bisogna tassativamente ed assolutamente rispettare e seguire al 100 per cento lo stile di vita dei Monaci del luogo mentre si è su terra ferma al Monte Athos insieme a loro. Non esistono strutture alberghiere ma semplici Monasteri. Il che significa che se riesco ad ottenere il permesso di attraccare al Monte Athos in quanto uomo turista desideroso di visitare il luogo, dovrò ad ogni modo vivere lì da monaco per la totale durata della mia permanenza.
Insomma, una sfida prettamente difficile ma, chi c’è stato lo assicura, ne vale veramente la pena. Ci sono uomini che dal momento in cui ci passano qualche giorno, al Monte Athos si affezionano particolarmente e cercano poi di tornarci ogni anno. Si dice che la pace, la tranquillità e la calma di corpo e spirito che molti riescono a trovare tra il verde dei boschi incontaminati del Monte Athos sia impossibile da rintracciare in ogni differente dove.
Perciò iniziate le ricerche, e se non siete donne correte a visitare il Monte Athos anche per me!
Qui sopra Ormos Panagias, punto di partenza di tutte le connessioni marittime con il Monte Athos.