Puglia, guida completa a Torremaggiore: dove alloggiare, cosa vedere e dove mangiare nella città della Capitanata

  1. Introduzione alla città della Capitanata
  2. Torremaggiore: dove alloggiare in città
  3. Torremaggiore: cosa visitare tra Centro Storico, Musei e dintorni
  4. Torremaggiore: Oleifici, Cantine e Ristoranti da non perdere assolutamente

A soltanto pochi chilometri dal suo capoluogo di provincia Foggia e situata nel cuore del Tavoliere delle Puglie, sorge Torremaggiore, splendida cittadina di origini antichissime che ho avuto il piacere di scoprire soltanto poche settimane fa grazie ad un piacevolissimo tour alla scoperta del territorio.

Anche conosciuta come la città della Capitanata (parte settentrionale della Puglia il cui nome è probabilmente di origine bizantina), Torremaggiore risale all’anno Mille, quando Terra Maggiore era soltanto un casale infeudato alla limitrofa Abbazia Benedettina di San Pietro, ancora oggi Santo molto importante per la città.

Molte furono le vicissitudini che andarono a formare la comunità di Torremaggiore che conosciamo ancora oggi, ma di particolare importanza storica risultò il passaggio in città del Puer Apuliae – letteralmente, il Figlio di PugliaFederico II di Svevia, come vedremo poi.

Una rappresentazione di Federico II di Svevia, anche ribattezzato Stupor Mundi ossia Stupore del Mondo

Ancora oggi, questo tra le altre cose rende Torremaggiore un imperdibile crocevia tra il nord e il sud della regione, dove fermarsi per trascorrere qualche giorno di vacanza immersi nella natura e a soltanto pochi chilometri dal mare. Un’accoglienza e un calore unici rendono inoltre il soggiorno in città un’esperienza tutta da vivere grazie ad una comunità, quella Torremaggiorese, sinceramente affezionata ai viaggiatori che incontra in ogni stagione dell’anno e sempre disposta ad accogliere il turista a braccia aperte.

Anche per questo, a Torremaggiore l’imperativo è uno soltanto: lasciarsi stupire, e con gioia aggiungerei io. Vi invito dunque a prendere spunto dalla mia breve guida per visitare Torremaggiore in uno dei vostri prossimi viaggi in Puglia e vi sfido a non innamorarvene perdutamente.

Torremaggiore: dove alloggiare in città

Che decidiate di visitare Torremaggiore per un breve pit-stop tra il nord e il sud della regione o per una vacanza più rilassata e quindi un po’ più prolungata, il mio consiglio resta uno solo: soggiornare presso il B&B L’Abbazia, in Via Solferino 128. Bed and Breakfast a conduzione famigliare, seppur con servizi che ispirano ad un ambiente di hotellerie luxury davvero molto raffinato, L’Abbazia nasce per idea della famiglia Dragonetti nel 2019.

Sorta sui ruderi di un antico Monastero Benedettino dal quale ebbe anche origine la prima comunità di Torremaggiore, la struttura dispone di quattro camere di 30 metri quadri l’una arredate con gusto, dai particolari raffinati e moderni. Una camera in particolare, denominata “del Frate”, propone comfort aggiuntivi grazie ad una sauna e una vasca idromassaggio. Anche le restanti camere standard aspirano tuttavia ai canoni di una Suite grazie ai numerosi servizi e accessori a disposizione degli ospiti, dallo spazioso bagno in camera al televisore ultrapiatto smart. In aggiunta, magico il tocco di una zona living decisamente spaziosa ed elegante, oltre che molto moderna e chic. Completamente fornita anche la Sala Colazione, con abbondanza di elettrodomestici a disposizione, impreziosita da una golosa varietà di fresche prelibatezze dolci o salate per allietare i risvegli degli ospiti ogni mattina.

Una delle spaziose, confortevoli e splendide camere del B&B

Ma non è tutto. Se è vero che “dietro a un grande progetto c’è sempre una grande famiglia”, così come riporta il sito web ufficiale del Bed and Breakfast, è altresì vero che soggiornando presso L’Abbazia sarà impossibile non entrare in sintonia con Rosaria e il marito, Luigi, lasciandosi piacevolmente coinvolgere dalla loro ospitalità calorosa ma mai invadente. Una famiglia 4×4, così come si definiscono loro, che saprà farvi scoprire Torremaggiore grazie ad un profluvio di preziosi consigli che la famiglia Dragonetti saprà darvi riguardo alle esperienze imperdibili in città ma non solo.

Utile per chi viaggia in macchina anche la possibilità, grazie alla gentilezza dei proprietari, di parcheggiare nella corte interna della struttura evitando di lasciare dunque la macchina incustodita in strada.

Il B&B, nato per idea di Rosaria, Luigi e delle figlie Annamaria e Giulia, è il perfetto punto di sosta per scoprire il territorio di Torremaggiore e dintorni, ma anche l’occasione ideale per incontrare il calore di una famiglia capace di farti sentire a casa. E per me un’accoglienza così vale realmente un intero viaggio.

Torremaggiore: cosa visitare nella città della Capitanata

Foto di Claudia Cabrini – All Rights Reserved

Ancora oggi di chiare origini bizantine, il centro storico di Torremaggiore vale realmente un’approfondita visita e in qualsiasi stagione dell’anno. Che voi decidiate di trascorrere qualche giorno nella città della Capitanata in estate oppure in inverno, il fascino della città riuscirà ad ammaliarvi inevitabilmente.

Dopo essere stato raso al suolo da un terribile sisma nel 1627, il cuore di Torremaggiore si è ricostruito poco a poco senza mai estirpare le sue caratteristiche origini medievali anche grazie all’imponente Castello, originariamente di proprietà della famiglia De Sangro, che ne domina le vie principali.

Dichiarato Monumento Nazionale sin dal 1902 e ad oggi sede del Museo Civico Comunale di Torremaggiore e della Biblioteca per ragazzi aperta al pubblico, il Castello Ducale della città presentava inizialmente una tipica struttura classica, formata da quattro torri circolari e due quadre. La sua struttura, tuttavia, ha subito varie modifiche nel corso degli anni, sempre per volere dei Principi De Sangro che ne possedevano le mura. Ad oggi, lo ritroviamo in stile Rinascimentale con anche un fossato e un muro di cinta a delimitarne il confine. Sulla sua torre più antica, riconoscibile per essere quadrata e centrale rispetto alle altre, possiamo inoltre osservare un antichissimo esempio di Meridiana.

Curioso il fatto che anticamente il Castello Ducale fosse collegato al Teatro Ducale di Torremaggiore da un passaggio sopraelevato, di cui ancora oggi possiamo notare alcune tracce. Una visita al Castello Ducale di Torremaggiore è d’obbligo se vorrete immergervi nella storia e nella cultura locali. Per farlo, potrete anche affidarvi alle visite guidate del FAI, che ha catalogato il Castello Ducale di Torremaggiore nella raccolta I Luoghi del Cuore.

Un’antica fotografia del Castello Ducale di Torremaggiore

Proseguendo per le strade di Torremaggiore sarà difficile non imbattersi nella splendida Chiesa di Santa Maria degli Angeli, esempio architettonico di rilievo decorata finemente anche al suo interno. Imperdibile, in aggiunta, una visita alla limitrofa Cappella di Sant’Anna dove, durante il periodo delle festività natalizie, potrete anche gioire della bellezza del suo gigante Presepe realizzato con passione e cura da alcuni fedeli, ogni anno.

La Cappella di Sant’Anna a Torremaggiore è ancora oggi di proprietà dell’Arciconfraternita del Santo Rosario, come riporta la stele che troviamo al suo ingresso. Edificata nel 1701 dai De Sangro come sepolcreto di famiglia, fu successivamente donata alla Confraternita il 30 maggio 1756 da Roberto De Sangro in persona. Devota a Sant’Anna, alla quale nel più remoto ma anche recente passato le donne del posto si rivolgevano principalmente per ottenere la grazia della Maternità, la Cappella conserva una celebre rivisitazione del Cristo Velato di Napoli, definito in questo caso, tuttavia, Cristo Bruciato.

Particolare, il Volto del Cristo Bruciato – Foto di Claudia Cabrini, All Rights Reserved

Un’opera interamente realizzata in legno, quella del Cristo Bruciato, di inestimabile valore anche affettivo per i Torremaggioresi; patrimonio di incredibile importanza per il nostro Bel Paese, le sue origini rimangono però avvolte dal mistero. Di certo si sa che l’origine del suo nome sia dovuta ad un terribile incendio che nel lontano 22 dicembre 1926 la carbonizzò completamente. Molti furono i danni causati dal fuoco, ma la statua in legno del Cristo Bruciato rimase incredibilmente intatta, così come perfetta la ritroviamo ancora oggi, pur non avendo subito restauro alcuno nel corso del tempo.

Il Cristo Bruciato – Foto di Claudia Cabrini, All Rights Reserved

A soltanto pochi chilometri di distanza dal centro storico di Torremaggiore potremo continuare l’avanscoperta della storia e della cultura locali grazie al Parco Archeologico di Castel Fiorentino, raggiungibile facilmente in macchina e aperto al pubblico. Patrimonio UNESCO dal 2017, il Sito Archeologico di Castel Fiorentino sorge sul versante ovest di una collina detta Sterparone, dove anticamente viveva la comunità di Fiorentino, probabilmente nata a seguito di una prima edificazione del territorio da parte del capitano bizantino Basilio Baiohannes, che pare l’abbia edificata ex-nihilo tra il 1018 e il 1023.

La storia di Castel Fiorentino è in parte ancora sconosciuta, ma grazie ai più recenti scavi archeologici effettuati sul posto si è potuto scoprire già molto di quanto questo territorio circoscritto abbia da raccontare. Qui, nel dicembre del 1250, morì l’imperatore Federico II di Svevia. A seguito della sua scomparsa la città di Fiorentino venne distrutta: era il 1255 e gli abitanti superstiti alle continue battaglie che in quegli anni scaturivano aspramente tra il Papato e la Casa di Svevia decisero di rifugiarsi in maggioranza a Torremaggiore.

Dal 1300 la vita a Fiorentino andò a calare, anche se molti sono i ritrovamenti perfettamente conservati ancora oggi che possono aiutarci a comprendere in parte il susseguirsi degli avvicendamenti a Fiorentino negli anni. A conservare i resti della civiltà che fu il Museo Civico di Torremaggiore del quale vi ho fatto accenno poco sopra, che come già detto trova sede nel Castello Ducale di Torremaggiore e che certamente vale una visita. Gli scavi archeologici effettuati nel sito hanno portato alla luce, tra le altre cose, la Domus di Federico II e la Cattedrale intitolata a San Michele Arcangelo, dalla quale si pensa che furono rubate numerose sculture medievali che ritroviamo ad oggi nella Chiesa Matrice di San Nicola come arredo.

Torremaggiore: Oleifici, Cantine e Ristoranti da non perdere assolutamente

Ampio spazio merita il territorio Torremaggiorese per le sue specialità enogastronomiche, caratterizzate da una filiera agroalimentare a chilometro zero grazie alle grandi coltivazioni del territorio.

Certo più che degno di nota è l’Olio di Oliva Peranzana che si produce a Torremaggiore, principale esempio di bontà e ricchezza del territorio, da alcuni definito l’Oro di Puglia. Particolare, in effetti, anche l’origine dell’Oliva Peranzana, varietà di Oliva da Olio e da Mensa di esclusiva produzione Foggiana e, più precisamente, di soltanto poche sue province. La storia vorrebbe che il nome “Peranzana” comunemente utilizzato oggi derivi in realtà dalla Provenza, regione del sud-est della Francia, dalla quale si pensa provenissero gli invasori che già nel 700 si stanziarono proprio in questa area settentrionale della Puglia e nei comuni limitrofi a Foggia per la precisione. Da qui, l’originale nome di questa varietà di Olive, Provenzana, si sarebbe modificato nei secoli sino a diventare Peranzana così come lo conosciamo oggi.

Oliva Peranzana appena raccolta – Foto di Claudia Cabrini, All Rights Reserved

Per questo non posso che consigliarvi di visitare Torremaggiore anche da questo punto di vista, lasciando dunque ampio spazio alle tante degustazioni alle quali sul territorio potrete (o forse dovreste), immancabilmente, sottoporvi.

Tra i tanti Oleifici che vi suggerirei di visitare quello di Nonno Vittorio, realtà storica sul territorio che potrete contattare nel caso in cui vi interessi degustare il suo prelibato Olio. “La nostra azienda vive in un territorio dove il vento di Grecale ruba, con puntuale costanza, profumi e sapori al vicino Mar Adriatico e alla Foresta del Gargano trasferendoli nel terreno di questo angolo della Puglia: la Capitanata, l’Alto Tavoliere delle Puglie” racconta di sé la realtà a soltanto pochi chilometri dal centro storico di Torremaggiore e più precisamente in Via San Severo. A conduzione famigliare, Nonno Vittorio produce anche Vini I.G.T di Puglia e Spumanti ed effettua spedizioni in tutta Italia. Visitando l’Azienda avrete modo di scoprire la passione che questa famiglia, da generazioni, investe nel proprio lavoro lasciandovi inebriare dalla loro energia oltre che da quell’inconfondibile profumo di Olio e di Vino buono.

Altro indirizzo imperdibile per una buona degustazione di Olio da Oliva Peranzana il Frantoio Principe Paviro, nato dal sogno di tre fratelli orfani di padre che dopo molti anni hanno deciso di unire le proprie forze per dare vita ad un moderno Frantoio all’avanguardia. Dopo anni di sacrifici, i tre fratelli hanno dapprima dato origine ad una Società Agricola e successivamente al Frantoio Oleario Principe Paviro che vediamo all’attivo oggi. Una storia di famiglia poiché è proprio dall’unione di tre famiglie che il sogno è potuto diventare realtà: “Ogni ettaro dei nostri terreni ha visto crescere diverse generazioni, fino ad arrivare a quelle che oggi formano il nostro attuale team e sono, a tutti gli effetti, punto saldo dell’azienda” che, aggiungerei in conclusione, ha saputo inglobare le nuove generazioni per rendere completamente partecipe figli e nipoti ad una storia, quella di Principe Paviro, ancora tutta da scrivere.

Selfie tra una degustazione in Frantoio e un’altra

Realtà antica e ancora oggi situata nel centro storico di Torremaggiore, invece, quella dell’Antico Frantoio Ametta, dalla produzione ancora classica di Olio da Oliva Peranzana e senza dunque l’ausilio di macchinari più all’avanguardia. Una visita meritevole e interessante per chiunque voglia scoprire l’antica tradizione della produzione dell’Olio, da questo Frantoio tramandata ancora oggi.

Importante per il territorio Torremaggiorese anche la produzione di vini pregiati, che spaziano dai Neri di Troia ai Falanghina senza dimenticare gli Spumanti. Anche in questo caso, consigliarvi qualche degustazione è d’obbligo. Tra le tanti Cantine che potrete trovare tra Torremaggiore e dintorni, non posso che segnalarvi la Cantina Sacco – Vignaioli Apuli, attualmente condotta da due giovanissimi fratelli, Matteo e Alessandro, ispirati tuttavia dal padre che definiscono un uomo lungimirante, Vincenzo Sacco. “Il suo sogno era quello di dare una identità enologica alla sua terra, non ancora pienamente valorizzata” spiegano i figli, che aggiungono: “Un’idea cominciò a prender forma: acquistare terreni vocati alla coltivazione di uva e convertirli tutti alle regole dell’agricoltura biologica”. Idea pienamente riuscita, che nel 2015 ha portato all’inaugurazione della nuova Cantina anche a seguito della formazione di Matteo Sacco, ad oggi Enologo specializzato presso la Scuola Enologa di San Michele dell’Angelo, e il fratello Alessandro, laureato in Economia e Management ma con esperienze lavorative all’estero nel campo dell’enologia. Cinque le loro etichette, da Nero di Troia, Falanghina e Blend (Bombino e Malvasia) e la possibilità di organizzare degustazioni di 2 o 3 vini con Aperitivo presso la loro azienda.

Un grande esempio di imprenditoria giovane, audace, moderna ma soprattutto con una produzione di altissima qualità e sempre legata alle proprie origini, alla propria terra.

Storica per Torremaggiore la realtà di una seconda pluripremiata Cantina, D’Alfonso Del Sordo, che non posso che consigliarvi oggi, attiva dal 1860. Stiamo parlando di una realtà strutturata, risalente al 1800 quando per prima la famiglia D’Alfonso Del Sordo decise di dare il via ad una tradizione vitivinicola attiva ancora oggi con 30 ettari dei quali 25 coltivati a vigneto su terreni calcarei ed argillosi ideali per la coltivazione di Bombino bianco e Moscato. Molto interessante anche una visita ai sotterranei della cantina di imbottigliamento, dove potremo trovare botti e barriques in legno di rovere, oltre che una degustazione delle loro etichette più rinomate.

Ultima ma non certo per importanza anche la Cantina Ariano, ereditata da Attilio Ariano e da lui condotta dal 1997 con metodi di agricoltura biologica. Ad oggi è l’ultima generazione Ariano ad occuparsi della produzione della Cantina; Federica Ariano e Aldo Avello che curano l’aspetto tecnico-produttivo del tutto, insieme a Manuela Ariano e Omar Leonardi che ne curano la commercializzazione e il marketing. Ricche le loro etichette, che spaziano dai Rossi ai Bianchi classici – Falanghina, Negroamaro e Primitivo – sino a spumanti in metodo classico e Primitivo Passito. Anche la Cantina Ariano offre la possibilità di organizzare degustazioni in abbinamento ad una cucina tipica del territorio.

Se invece la vostra passione sono le bollicine, non potete non appuntarvi queste due Cantine che dovreste assolutamente visitare: Cantine 7 Campanili e D’Araprì Spumanti.

Entrambe Cantine Ipogee, producono Spumanti Metodo Classico nel cuore di San Severo. La realtà di Cantine 7 Campanili è più modesta, si tratta di una piccola realtà con tirature di produzione limitate ma con una particolarissima cura alla qualità del suo prodotto finale. Ottimi i suoi Spumanti, da vitigni di Bombino Bianco e Pinot Nero, con particolare riferimento al Millesimato 2016 e a Pas Dosè, Brut e Brut Rosè.

La Cantina Ipogea 7 Campanili, nel cuore di San Severo

Frutto dell’intraprendenza di tre amici la nascita, invece, della Cantina d’Araprì. Una passione, quella di d’Amico, Rapini e Priore (da qui il nome dell’azienda) che affonda le radici nella musica jazz e che si ritrova, anni dopo, ad un obiettivo comune: quello di aprire una Cantina di Spumanti Metodo Classico. In occasione dei primi 40 anni di attività, nel 2019 entrano in società le nuove generazioni ossia i figli dei “padri fondatori”: Anna d’Amico, Daniele Rapini e Antonio Priore che ad oggi conducono la Società Agricola con successo.

Particolare di una Cantina Ipogea di d’Araprì

Una Cantina, questa, che permette anche di esplorare i sotterranei di San Severo, fatti di cunicoli e di Cantine Ipogee, alla scoperta non solo dei loro ottimi Spumanti Metodo Classico ma anche delle radici fondanti del territorio senza dimenticare di soffermarsi all’osservazione di alcune particolari tecniche di lavorazione degli Spumanti tra le quali l’interessantissimo passaggio della Sboccatura.

Per immergervi completamente nella cultura eno-gastronomica Torremaggiore, il consiglio inoltre è sempre quello di affidarvi a ristoranti locali durante il vostro soggiorno nella città della Capitanata.

A tal proposito, vi consiglio di prenotare una cena presso Le Tre Volte per un viaggio alla scoperta della cucina mediterranea con non poche sorprese gourmet (il ristorante è pluripremiato e, per altro, incluso tra i presidi Slow Food). Il ristorante, ubicato in un ex Frantoio, è arredato finemente e saprà coccolarvi sin dal vostro ingresso in Sala. Tra le specialità in Menù, anche i piatti a base di pesce e di baccalà in particolar modo, grazie ai quali Le Tre Volte è riuscito ad aggiudicarsi molti riconoscimenti a livello nazionale.

Imperdibile anche La Terrazza del Borgo, ristorante a conduzione famigliare dove potrete lasciarvi cullare dalla calorosità dei proprietari nella scelta di antipasti, primi e secondi prelibati. Se avrete l’opportunità di visitare Torremaggiore in primavera o estate, inoltre, potrete anche decidere di optare a La Terrazza del Borgo per un tavolo all’aperto, sulla loro splendida terrazza panoramica affacciata al centro storico della città. Una vera chicca, da non perdere.

In ultimo, Il Vicoletto: ristorante storico di Torremaggiore dove potrete mangiare finemente. I proprietari, anche in questo caso, sapranno accogliervi come meritate, suggerendovi piatti prelibati e raccontandovene la storia e le tradizioni. Una cena qui è d’obbligo se vorrete lasciarvi ammaliare dai sapori genuini di un ristorante ancora legato al passato.

Per rivivere il mio incredibile viaggio a Torremaggiore insieme a me, potete anche CLICCARE QUI per rivedere le mie Storie su Instagram, registrate proprio in quei giorni nella città della Capitanata.

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