MARSA ALAM: COLPO DI FULMINE E AMORE

Siamo alla volta numero tre, anzi quattro. Questo pezzo pare non abbia alcuna voglia di venir scritto né pubblicato. Continuo a correggerlo e a rileggerlo e chissà se mai lo condividerò davvero anche con tutti voi.

Dopotutto, quando qualcosa di totalmente inaspettato e magico accade, succede così: sorrisi ebeti, farfalle nello stomaco, gioia e felicità non soltanto inattese ma soprattutto indescrivibili – e nel senso letterale del termine. Non so come descrivervi il mio ultimo viaggio.

Sono partita per Marsa Alam con la convinzione che sarebbe stato bello. Però, al contempo, con qualche preoccupazione lavorativa. Non conoscevo i colleghi che mi avevano invitata al press trip. Non conoscevo il tour operator con il quale avrei collaborato in quei giorni, e temevo che le mie aspettative altissime (perché ad ogni partenza credo fermamente sarà quello il viaggio più bello della mia vita) venissero disilluse. E invece.

Mi era già capitato in Grecia. Quando questa estate partii per la Calcidica, capii – e immediatamente – che le farfalle nello stomaco fossero tornate, prepotenti ma benvenute, come sempre. In Grecia superai il 99 per cento delle mie paure. Iniziai per la prima volta nella vita a nuotare senza alcun timore della profondità e non solo: partecipai addirittura ad una gara di tuffi, dal catamarano, in mare  aperto.

In Calcidica ricominciai a voler bene a me stessa, e ritrovai ancora una volta la consapevolezza che la vita è la cosa più bella del mondo, e che anche il mondo è la cosa più bella del mondo o, pardon, forse dell’universo, in questo caso.

Poi, qualche giorno fa, sono partita per l’Egitto, e l’ho fatto tra l’altro giusto un paio di giorni dopo essere ritornata, dall’Egitto.

Marsa Alam è un luogo speciale. E a Marsa Alam è riaccaduto il fattaccio: mi sono innamorata. Della vita, della bellezza, del mondo, della bellezza del mondo, e anche di me stessa.

Sarà che ogni cosa accade quando è previsto che accada, anche se tu non lo sai. E  forse, sarà che qualcuno più grande di me già sapeva il mio fosse un periodo bellissimo ma non indimenticabile, di quelli in cui nonostante tutto ti stia andando per il verso giusto rimani comunque insoddisfatta perché senti che qualcosa non va.

Qualcosa come “quella scintilla”, avete presente?
Quella cosa che ti fa alzare la mattina cantando, e ti fa ballare per strada mentre tutti ti guardano storto. Quella gioia inaspettata e inattesa che corrisponde alle farfalle nello stomaco, e alla pure beauty di cui tanti in un altra lingua, l’inglese, scrivono sempre.

Ecco, a me quella scintilla mancava da un po’.

E allora, Marsa Alam, non so come spiegarlo, ma è stato bellissimo.

Sarà che l’acqua è il mio elemento e sarà che, per chi di voi dovesse crederci, io sono pure Scorpione. Sarà che l’estate, e il sole che ti colora la pelle, e la spiaggia, sulla quale devi correre perché la sabbia ti scotta sotto i piedi, e il mare e le sue acque salate che ti increspano i capelli, per me, ecco, tutto questo, per me significa una cosa ed una soltanto: felicità.

Ci sono viaggi di lavoro durante i quali quasi mi manca il tempo di trarre liberamente un respiro. Tutti credono il mio sia il lavoro più bello del mondo e sì, ve lo assicuro, lo credo anche io. Ma a volte mi infastidisce sentirmi ripetere che per “professione” “vado in vacanza”. Non è vero, non è così. Ci sono milioni di cose, nel dover tornare in Italia e due giorni dopo ripartire, che saprebbero stressare e far perdere la pace anche al più calmo degli uomini sulla terra, figuratevi una donna!

Non è facile, partire e ritornare e poi nuovamente partire lasciando a casa tutti gli affetti, gli amici di una vita, la tua famiglia che vedi sempre meno e anche la tua nonna che per forza di cose è la meno eterna fra tutti gli altri.

Però, ci sono anche viaggi che – non ho capito né perché né come – riescono a farti dimenticare di tutto questo. O, meglio ancora, te ne fanno fregare, di tutto il resto.

Come il mio viaggio a Marsa Alam. Durante il quale non mi importava minimamente del telefonino (e infatti oltre a non averlo mai utilizzato ho anche scattato pochissime foto), o del fatto che i miei capelli fossero più o meno spettinati. Non mi importava poi tanto dell’essere struccata perché ero talmente felice che in spiaggia mi vedevo benissimo anche così: come una Bridget Jones dei poveri, ma con una self-confidence da fare invidia a chiunque!

Ho conosciuto persone speciali. Ho avvertito la scossa nello sfiorare una mano.

Ho anche avuto il tempo di sedermi sul mio balconcino vista mare, circondata dalle bouganville in fiore e con il reggaeton dal baretto a bordo piscina a farmi da sottofondo, che andava mischiandosi a qualche risata, in lontananza.

Ho avuto il tempo di riflettere un po’ di più, di godermi la vita e di capire che non è vero che il lavoro debba per forza essere oppressione. Che la cosa più importante di tutte resta sempre la felicità. E che forse non conta davvero quanti passi tu faccia nel mondo, ma quali siano le impronte che lasci camminando.

Ho imparato, ancora una volta, che non conta nemmeno dove vai ma conta il con chi. Oppure, se parti da solo come faccio sempre io, conta piuttosto chi decidi di incontrare, e conta anche a chi decidi di permettere di far un pezzo di strada insieme a te.

Concludo come da principio:

Quando qualcosa di totalmente inaspettato e magico accade, succede così: sorrisi ebeti, farfalle nello stomaco, gioia e felicità non soltanto inattese ma soprattutto indescrivibili – e nel senso letterale del termine. Non so come descrivervi il mio ultimo viaggio.

So soltanto che credo nel colpo di fulmine, sotto tutti i punti di vista, e credo che per la seconda volta nella vita possa dire di averlo sentito forte. Il colpo di fulmine, dico. Per il mio lavoro. Per quel mare. Per una mano. Per una nuova storia, e per una professione.

Dopotutto, sono una a cui è sempre piaciuto raccontare storie. E forse, dopo questo mio viaggio a Marsa Alam, sarei quasi pronta a incominciarne un’altra. Una tutta nuova.

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