Carissimi amici gipsy! Come state?
Un paio di giorni fa ho aperto una nuova rubrica online. Potete trovarla qui e leggerne la pagina numero 1.
L’ho intitolata “Diario di bordo”, “Logbook” in inglese, perché è così che mi sono sentita di definirla: un diario, ancor prima che una rubrica vera e propria, dove pubblicare i miei pensieri in libertà. Pensieri magari provenienti da un viaggio speciale come il mio ad Israele del quale sto per parlarvi, oppure dettati da un incontro nuovo o da chissà che altro ma, insomma, con uno scopo soltanto: alimentare sogni, speranze o arrabbiature. Nutrire fortemente le emozioni. E poi piacervi, parecchio possibilmente.
Allora eccomi qui. Prontissima a ricominciare, a premere il tasto rewind e ad immaginare con gli occhi chiusi e un sincero sorriso a dipingermi il volto di aver fatto ritorno a qualche giorno e sensazione fa, per rivivermi Tel Aviv insieme a voi.
Come e cosa visitare a Tel Aviv seppur in una manciata di giorni soltanto.
Anzitutto, sfatiamo un mito: Tel Aviv non è la capitale dello stato di Israele. Nonostante sia comunque il polo economico più importante del paese, rimane Gerusalemme la capitale di stato.
Tel Aviv, comunque, è davvero una città magica. Enorme ma affascinante. Giovane e colorata.
In pochi giorni soltanto, visitarla bene è veramente difficile. Le si può dare certo uno sguardo, più o meno approfondito, e la si può anche godere al punto giusto ma mentirei se vi dicessi che bastino 48, forse 72 ore per capirla fino in fondo. Per innamorarsene perdutamente però 3 giorni saranno più che sufficienti.
Io, ad esempio, sono rimasta a Tel Aviv per tre notti soltanto. Ci tornerò, e spero presto, ma nel frattempo vi spiego perché a Tel Aviv dovreste anzitutto andarci voi.
La città non è molto grande ma conserva tra i suoi quartieri quel non-so-che di magico e speciale, e tra le sue viuzze colorate o i suoi mercati il profumo di poesia è inebriante, seguito a ruota da quello delle spezie, deciso ma mai prepotente, e dalla frutta prelibata. Tel Aviv è un libro scritto da leggere e divorare. Una città con tantissima storia e cultura, e moltissimo divertimento tutto da offrire.
Inoltre, Israele di per sé è un paese ospitale, una destinazione assolutamente cosmopolita.
Israele è la Terra Promessa al popolo ebraico. Per questo, soltanto se ebrei, seppur nati e cresciuti altrove nel mondo, si ha diritto al pressoché immediato rilascio della cittadinanza Israeliana. Se invece si ha un credo differente, non ci sarà modo alcuno di ottenere la cittadinanza Israeliana se non quello di una sincera e sentita conversione alla religione ebraica (processo molto lungo, che in alcuni casi può anche superare i 10 anni di percorso).
L’accoglienza del popolo ebraico proveniente da qualsiasi altro posto nel mondo, negli anni, ha permesso ad Israele la crescita di un’internazionalità, di un sottobosco di culture, colori e lingue assolutamente invidiabile e soprattutto introvabile in qualsiasi altro luogo.
E a proposito di luoghi… Iniziamo dal principio, ossia da ciò che – ovunque io sia – mi attira sempre di più: il mercato!



Il Carmel Market è il posto ideale se, in punta di piedi, vi andasse, all’improvviso, di introdurvi nella cultura israeliana senza far troppo rumore.
Si tratta del più famoso mercato di Tel Aviv, un mercato molto dinamico e nel pieno centro della città. Si trova esattamente di fronte al trafficato incrocio di King George, vicino a Sheinkin, tra la zona pedonale di Nachalat Binyamin Street e il più famoso quartiere yemenita.
Come recita anche il suo nome, il Carmel Market parte dalla Carmel Street per poi diramarsi tutto nei dintorni. Già dalle prime bancarelle, arrivando da Allenby Street, sarete accolti da un arcobaleno di colori. Moltissimi prodotti tessili realizzati a mano, souvenir vari, tecnologia e accessori per la casa, ma anche e soprattutto prelibatezze culinarie. Il Carmel Market, infatti, è il miglior posto dove acquistare cibo da strada.
Proprio al Carmel Market ho assaporato alcune cose tipiche di cui mai avevo sentito parlare prima, come il Borek, uno sfornato di formaggio, patate e spinaci servito caldo direttamente dal forno (versione simile è anche tipica della cucina Greca, infatti avevo assaggiato un piatto molto simile anche a Settembre ad Atene), oppure la Halva, dolce tipico israeliano. La Halva appare quasi come una forma di formaggio. Di solito al mercato se ne acquista una fetta da portare a casa. Poi la si divide in bocconcini prima di servirla agli ospiti. Viene solitamente tagliata in piccoli quadretti, e si accompagna a fine pasto a un the caldo o a un buon caffè. La Halva è veramente una prelibatezza, a base di pasta di tahina – altro “ingrediente” (quasi un “miele”) tipicamente israeliano derivante dall’olio di sesamo. Il sapore della tahina è veramente molto molto molto forte e a me non è piaciuto. La tahina si usa in quasi tutti i piatti israeliani, e ne esiste anche il “gusto” al gelato! La Halva, tuttavia, essendo soltanto a base di tahina ma comunque molto dolce, non mi è sembrata malissimo, anche se personalmente è un sapore che a me non piace.


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Più famosi anche nel resto del mondo (ma mai buoni quanto quelli che potrete assaggiare al Carmel Market, ve lo assicuro!) i piatti salati come i falafel (polpettine di ceci, potete vederle anche in foto) oppure i shawarma (praticamente “kebab”, come lo chiameremmo dalle nostre parti servito in pita. A proposito della pita… Mai dire ad un israeliano che sia tipicamente greca. Litigate assicurate!).
Sono considerati entrambi veri e propri piatti da “fast food”, e solitamente vengono serviti conditi da una particolare salsa piccante al peperoncino chiamata harifa.


Un’altra cosa incredibile di Tel Aviv, di quelle che davvero ti fanno battere il cuore anche se la stai soltanto intravedendo da lontano, è la Tayelet, ossia il lungomare.
Il lungomare di Tel Aviv sembra quello di Miami. Palme altissime che vanno a perdersi nel cielo blu, spiagge incredibilmente bianche e bellissime, mare cristallino.
Può essere percorso a piedi, alla scoperta di tutta la città. Una passeggiata da non perdere di giorno, sia in estate che in inverno, ma che vi sconsiglio la notte. Non certo per la sua pericolosità (come già detto, Tel Aviv è veramente una città molto sicura) ma per evitare il rischio di rimanerne delusi.
Alla sera, infatti, la parola magica a Tel Aviv è soltanto una: CLUB!
Scordatevi i locali sulla spiaggia in stile Gallipoli. Anche se è estate e fa caldo, solitamente il lungomare di Tel Aviv di notte è piuttosto morto. Tutto è chiuso, e le uniche cose illuminate saranno le verande degli hotel affacciati al mare. Ma è nei club e dei pub e nei piccoli localini della città che potrete davvero trovare il meglio della movida del posto!
Il lungomare di Tel Aviv termina all’estremità della costa, in una delle zone più antiche della città, oltre che una delle mie preferite.
Stiamo parlando di Giaffa, anche detta Jaffa, e più antica città portuale di tutto il mediterraneo. Il suo patrimonio storico e culturale è veramente ricchissimo. Ad oggi è “territorio arabo” perché proprio lì e nelle zone limitrofe vive la maggior parte della popolazione musulmana della città.
Proprio a Giaffa è il richiamo alla preghiera del muezzin a farla da padrone, con la moschea locale e la cultura araba a fondersi con la brezza marina.
Giaffa è soprelevata rispetto al resto della città, infatti sorge su di un altopiano roccioso capace di regala un incredibile panorama di Tel Aviv, reso ancor più magico se visto al tramonto.
Uno dei punti di interesse più particolari della zona è sicuramente il Mercato delle Pulci, che io ho però visitato soltanto dopo cena, quando ormai era quasi tutto chiuso. Quante cose non ho avuto occasione di approfondire, mentre ero a Tel Aviv! Quanto spererei di tornarci, il prima possibile, per godermele tutte!
Avendo avuto poco tempo, a Tel Aviv molte cose ho potuto scoprirle solo “da lontano”, passando in macchina o passeggiando casualmente, dopo cena, per strada. Una di queste è il Teatro Nazionale della città. Tutto bianco, incredibilmente “grosso” nel vero senso della parola, perché tanto imponente quanto elegante al tempo stesso. Si chiama teatro Habima e si trova in una via pittoresca e alberata: Boulevard Rothschild.
Nei pressi del Teatro Nazionale di Tel Aviv sorge anche il Museo d’Arte Contemporanea della città, originario del 1932. Almeno quello non me lo sono lasciato scappare!
Trovarsi di fronte a un’opera di Pablo Picasso o Gustav Klimt (per citarne soltanto alcuni) è una di quelle cose che non dimentichi tanto facilmente…
https://www.instagram.com/p/BWIRjz5DAXI/?taken-by=clacabrini
Ve l’ho svelato proprio ieri su Instagram, ma oggi ve lo ripeto. In ogni città in cui vado, cerco sempre un “posto mio”. Un luogo che mi faccia sentire a casa, dove so che vorrei tornarci anche da sola o in compagnia ma con una costante: quella del silenzio, per sedermi a gambe incrociate ad osservare i passanti o il mare o il verde o i fiori o il cielo, a seconda dei casi.
Per fortuna, e con immensa gioia, il posto “mio”, quello capace di farmi battere il cuore e di farmi dire che “Cavolo, qui voglio tornarci anche domani, e dopodomani e il giorno dopo ancora!” l’ho trovato anche a Tel Aviv.
Si tratta di Sarona, un quartiere originariamente colonia tedesca, nel pieno heart-quarter della città. Ad oggi, è il centro economico più vivo di Tel Aviv, ma non pensiate che per questo sia vissuto da professionisti costretti ad un atteggiamento eccessivamente formale e pronti a correr tutto il giorno con una ventiquattrore sotto braccio. Tutt’altro!
Per me, Sarona è stato il perfetto luogo dove andare e trovare la pace.
Sarona è stata ristrutturata soltanto nel 2006. In totale, sono stati ricostruiti e ridisegnati ben 33 palazzi. Sarona è modernissima, con specchi ad ogni dove – o, beh, vetri di grattacieli a specchio – e con tanto tanto verde e tanti fiori.
A Sarona c’è addirittura un laghetto, con ninfee e cigni e pesci rossi.
Sembra quasi un luogo speciale a metà fra un piccolo “Parco Sempione israeliano”, con molta più ombra e molto più prato – e una piazza Gae Aulenti (‘che, se non siete mai stati a Milano beh, segnatevi questi due top-place in agenda perché quando ci andrete ve li dovrete vedere assolutamente!).
Anche a Sarona c’è un mercato, innovativo e moderno, coloratissimo ma non tradizionale. Appare quasi un centro commerciale, infatti il suo ingresso è chiuso, ben saldo alle sue porte automatiche di cristallo pronte ad aprirsi come quelle di un qualsiasi negozio ospitale.
Quando si entra, però, ci si sente catapultati in una dimensione nuova. Quasi in una piccola Parigi, con cibo di ogni tipo e proveniente da ogni dove, e scritte in ogni lingua, e profumo di caffè e poesia. Venditori di street food o di centrifughe ad ogni angolo, tante famiglie di ogni razza e cultura e molti giovani, che lì ci passano le ore tra chiacchiere e risate.
Un’altra cosa che dovete assolutamente sapere a proposito di Tel Aviv è che non c’è modo di entrare da nessuna parte senza prima essersi fatti controllare per bene. Controllo non troppo severo, ma sicuramente giusto. Si chiede di aprire borse e zaini e in alcuni casi si verrà perquisiti. I controlli sono sempre molto veloci, non vi faranno perdere più di 20 secondi sulla tabella di marcia, ma vi faranno certamente sentir più al sicuro.
Eccoci, amici gipsy, alla fine di questo mio primo racconto. Per il momento penso che, sì, questo sia quanto. Non sarà certo l’ultimo articolo che a proposito di Tel Aviv avrò il piacere di scrivere e postare qui sul blog, ma credo sicuramente si tratti di un buon inizio.
Stavolta, non vi ho volontariamente parlato della night-life locale. Sul come spendere le vostre serate a Tel Aviv, tra localini romantici, piazzette gremite o party all-night-long, ci sarebbe da scriverci per ore.
Proprio per questo, torneremo a parlarne più approfonditamente in un post a sé, con i suoi tempi e i suoi spazi, e con le attenzioni giuste. Perché, dopotutto, anche la night-life necessita dei giusti consigli. Non siete forse d’accordo con me?
Molto bello questo reportage di Tel Aviv! È una città che mi incuriosisce molto perché chi torna da qualche giorno lì ne è sempre entusiasta, soprattutto per la vitalità e l’atmosfera.
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