Ciao amici gipsy! Come state?
Oggi torno a parlarvi di viaggio, e in particolar modo di una meta tutta italiana che ho avuto la fortuna di scoprire pochi giorni fa. Chi mi segue sui Social lo sa: a metà Gennaio sono tornata in Puglia, nella cittadina di Galatone, in provincia di Lecce.
Ero già stata da quelle parti la scorsa estate. Avevo infatti visitato lo splendido centro storico di Nardò, ma non solo. Nel caso in cui vogliate dare una rispolverata anche al mio precedente articolo Salentino… Cliccate qui, e ri-catapultatevi nel cuore del Salento insieme a me.
Anche Galatone mi ha subito affascinata. Come espresso anche su Instagram, la Puglia è probabilmente una delle mie regioni italiane preferite, e dopo esser stata a Galatone ne ho avuto nuovamente conferma.
Sarà la pietra leccese che colora le città sul far della sera, oppure i centri storici tipici dei borghi pugliesi, con le loro casette bianche e piccoline, o i lungomare che si scorgono in lontananza. Oppure sarà la tradizione, il buon cibo e la buona tavola o, ancora, le signore che quando passi per strada si fermano ad osservarti per qualche secondo prima di sorriderti e porgerti la mano. Insomma, la Puglia – nonostante fino a qualche mese fa non la conoscessi affatto – ammetto mi abbia davvero conquistata.
Così come Galatone che, in provincia di Lecce, coi suoi 16.000 abitanti, sorge nella penisola salentina e si affaccia sul litorale ionico, a pochissimi chilometri dalla più famosa Gallipoli.
Sono stata a Galatone in occasione della due-giorni di celebrazioni in onore di San Sebastiano Martire, Santo Patrono della città. Era il 19 gennaio e la prima cosa che di Galatone mi ha colpita tantissimo è stata proprio la gioia con la quale il Santo stava venendo festeggiato in tutta la città – non solo con molteplici riti civili ma anche con le solenni celebrazioni religiose.




Sono stati due giorni di festa bellissimi. Una vera e propria sagra patronale che ha visto coinvolti grandi e piccini, mettendo l’intera Galatone in movimento.
Il centro storico era addobbato a festa: luminarie colorate abbellivano le viuzze più importanti della città, e tutti attendevano in gloria “Lu Sparu ‘Ti La Freccia”, che sarebbe avvenuto il giorno seguente, il 20 gennaio.
Di cosa si tratta? Lu Sparu ‘Ti La Freccia è il nome dato alla tradizione più recente di festeggiar San Sebastiano con uno spettacolo in piazza, pirotecnico ma non solo. Un simil-missile, infatti, attraversando Piazza San Sebastiano – una delle più importanti di Galatone – raggiunge una torre illuminata e costruita apposta. Una volta toccata la torre, il razzo fa suonar la campana issata sulla torre e fa partire i fuochi d’artificio. Ai piedi della torre, un palco ospita cantanti ed artisti pronti ad animare la città.
E poi, mercatini dell’artigianato, banchetti di dolciumi o di prodotti alimentari tipici di Galatone e dintorni, zucchero filato e bambini felici ad ogni angolo della strada… Scene di vita quotidiana che aprono il cuore.
Riti e tradizioni a Galatone la fan da padrone, e sono anzi la vera sapienza del posto. Ma c’è di più: tanta tantissima cultura, e un museo – quello totalmente dedicato a Leonardo Da Vinci, capace di lasciarti senza fiato!
Cosa visitare a Galatone in tre giorni o poco più
Il borgo di Galatone è molto esteso, ad oggi più di quanto non lo fosse all’inizio del suo insediamento urbano. Anche l’origine del nome della città è davvero particolare. Deriva dal greco “Gala” che significa latte. Galatone, infatti, fu da sempre legata alla pastorizia, e anche per questo negli anni subì diverse dominazioni, fra cui quelle di Saraceni, Ungari e Bizantini, sotto il dominio dei quali si svilupparono soprattutto agricoltura e allevamento.
Sul finire del 1400 Galatone vide una lunga pace interrotta dall’arrivo dei Turchi, che la dominarono fino al XVIII secolo. Ma il vero nemico dei Galatei arrivò inaspettatamente nel 1743: fu il terremoto, che segnò indelebilmente la città, distruggendone una gran parte.

Cartolina in bianco e nero – Galatone antica
Un tempo, si poteva accedere a Galatone soltanto in un modo: attraversando una delle tre porte monumentali o delle due porte militari incastonate nelle mura di cinta.
Di queste porte, ad oggi ne rimane una soltanto: quella monumentale di San Sebastiano.

Porta Monumentale di San Sebastiano
Altro resto feudale al quale dedicare sicuramente una visita è il palazzo Marchesale Belmonte – Pignatelli.

L’esterno di Palazzo Marchesale, in piazza SS Crocefisso. Sulla sinistra, la torre romanica del XIV dove ad oggi trova sede la Pro Loco. Sulla destra, l’ingresso al Museo di Leonardo Da Vinci.
Il palazzo, che si sviluppa su circa 3000 metri quadri, comprende tre corpi architettonici: un cortile, una torre maschio e un portale cinquecentesco che reca le insegne della famiglia Squarciafico.
La facciata, molto elegante, è caratterizzata da finestre ornate da mascheroni e motivi floreali di fine Cinquecento, mentre nell’angolo occidentale si possono apprezzare gli stemmi delle famiglie feudatarie che regnarono nel territorio: gli Squarciafico, i Pinelli, i Pignatelli e i Grillo.
Particolarmente suggestiva è anche la sua torre, del XIV secolo e con le fattezze tipiche dell’architettura militare romanica e pertanto non adatta a fronteggiare i colpi delle armi da fuoco pesanti. Fino alla fine del XIX secolo la torre era circondata da un fossato, e al piano terra si trovavano le carceri. Ad oggi la torre è sede della Pro Loco cittadina.
Proprio di fronte all’attuale Pro Loco sorge la Chiesa barocca del Santissimo Crocifisso, costruita tra il 1683 e il 1694 da maestranze provenienti da tutto il Salento – fra cui Giuseppe Zimbalo in particolar modo.
Il suo interno è stupefacente.“Tenete gli occhi chiusi, apriteli quando ve lo dico io” ci ha raccomandato Francesco Danieli, professore universitario, scrittore ma soprattutto – ci tiene a precisarlo – artigiano del posto che ci ha fatto da guida turistica in quei giorni – lui che tutto ama e conosce della sua città natale.
Li abbiamo riaperti, gli occhi, una volta ai piedi della navata principale soltanto, e siamo rimasti senza fiato. L’interno del Santuario è sontuoso ed ammaliante, ricco di decorazioni dorate e – con la fabbrica a forma di croce latina – con quattro cappelle per lato nella navata.
Si legge, sul sito del Comune di Galatone: “Il soffitto ligneo è formato da 60 tessere ottagonali eseguite pure esse dal Petrachi il 1696. Nel transetto si innalza una ottagonale cupola sostenuta da quattro pilastri entro i quali hanno dimora in altrettante nicchie le statue dei dottori della chiesa. Il presbiterio è dominato dal maggiore altare, sontuoso, imponente nell’aspetto, attorniato da tele eseguite da Aniello Letizia”.
Ultimo ma non meno importante, sempre in piazza Santissimo Crocefisso, il Museo di Leonardo Da Vinci. Curato nel dettaglio dal genio contemporaneo di Giuseppe Manisco, il museo di Leonardo Da Vinci è ospitato all’interno di Palazzo Marchesale, e vede in esposizione le opere più interessanti e famose di Leonardo Da Vinci.
Ad averle realizzate, quasi esclusivamente in scala 1:1 per dove possibile [non sono in questa scala di grandezze le riproduzioni di ponti e mura o fortezze, per ovvie ragioni] lo stesso signor Manisco che “senza arte né parte” ma semplicemente per passione, qualche anno fa, a seguito del regalo di un caro amico che gli aveva acquistato un libro sulla vita e le opere di Leonardo Da Vinci, ha pensato di iniziar a studiare i progetti di Leonardo cercando di farli diventar realtà. Così inizia la sua avventura, che lo vede impegnato nella costruzione delle opere di Leonardo Da Vinci alla riscoperta del genio che fu.
Le opere in esposizione, realizzate interamente dal signor Manisco, sono tutte funzionanti – cosa non da poco, visto che in molti prima di lui hanno cercato di realizzarle studiando i progetti di Leonardo, ma non ci sono riusciti. Spesso, infatti, le opere di Leonardo Da Vinci che troviamo in esposizione in alcuni musei d’Italia, sono ovviamente state realizzate postume, ma non sono funzionanti – probabilmente perché lo stesso studioso che le ha realizzate non è riuscito a comprenderle fino in fondo. Così non accade tuttavia al signor Manisco, che al contrario è sempre ben lieto di esporre ai visitatori del Museo la spiegazione dettagliata di tutte le sue realizzazioni.
Giuseppe Manisco riesce a trasmettere tutta la passione che ha in cuore, e riesce a rendere interessante e semplice anche la più complessa delle spiegazioni. In quei miei giorni Salentini mi sono permessa di soprannominarlo “il Leonardo Da Vinci contemporaneo”, per poi sapere che già in molti prima di me l’avevano chiamato così.
Credetemi, abbandonate l’idea che i musei siano noiosi, soprattutto se passando per Galatone vi dovesse venir voglia di visitar quello di Leonardo. Non potrete che uscirne cambiati, certo più curiosi di quando vi siete entrati, ma anche – ci scommetto – molto più divertiti.
Molto altro, a proposito di Galatone e dintorni ci sarebbe da raccontare. Dal cibo, alla musica, alle location mozzafiato nelle quali ho avuto l’onore di passare un po’ di tempo e di divertirmi tanto… Nelle prossime settimane, probabilmente a seguito della mia trasferta al Festival di Sanremo che mi vedrà partire con la valigia piena già da questa domenica 4 febbraio, tornerò a raccontarvene tanto.
Per qualsiasi cosa, vi ricordo che sul mio profilo Instagram potete trovare nella cartella “GALATONE” tutti gli Highlight e le dirette video che ho registrato mentre mi trovavo in Puglia nei giorni scorsi. E nel caso vi rimangano, come ben spero, tante curiosità, non vi resta che scrivermi. Pian piano cercherò di soddisfarle tutte.
Bellissima Galatone! Conosco molto bene quella zona, ti consiglio vivamente di visitare anche Galatina. Almeno per tre ragioni: la chiesa di Santa Caterina con gli affreschi della scuola giottesca, la pasticceria dove è nato il vero pasticciotto salentino, e perché è la patria della pizzica (quella vera).
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Grazie infinite per questo commento splendido! Sono stata anche a Galatina e nella famosa pasticceria. Santa Caterina, poi, è veramente mozzafiato. Il Salento è un vero paradiso per storia, cultura, tradizioni e non solo. Ogni paesino ha un qualcosa a sé. Non vedo l’ora di poter tornare al sud!
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